en-Il coraggio di Giuseppe d'Arimatea

12/05/2024

Quale sarebbe stata, dunque, la sorte del corpo di Gesù senza l'intervento di Giuseppe d'Arimatea?

Giovanni Antonio Lappoli (Arezzo, 1492-1552),
"Cristo sorretto da Giuseppe d'Arimatea", olio su tavola



di Francesco Domina ©

Teacher and Writer

Master's degree in Religious Sciences



    Fra tutte le figure che ruotano attorno alla vita del Nazareno, Gesù crocifisso e risorto, una fra tutte merita di essere approfondita e studiata. Questa è la figura di Giuseppe d'Arimatea, nobile e membro del sinedrio, ebreo osservante e uomo di alta cultura e umanità.

Giuseppe viene nominato poche volte all'interno dei Vangeli ma in quelle volte riveste sempre un ruolo significativo e molto importante.

Dopo la morte di Gesù la sorte impietosa dei cadaveri che venivano destinati al supplizio della croce era quella di finire in una fossa comune: infatti, il corpo dei condannati a morte non riceveva sicuramente dei riguardi e se non veniva reclamato da alcuni parenti veniva gettato in una fossa comune.

Quale sarebbe stata, dunque, la sorte del corpo di Gesù senza l'intervento di Giuseppe d'Arimatea?

Anche i parenti di Gesù si erano distanziati dal pensiero del profeta e maestro di Nazaret definendolo anche come un pazzo; i discepoli poi erano fuggiti terrorizzati da quella morte assurda e violenta che poteva anche coinvolgerli. Anche se tutti erano fuggiti la madre, le discepole e Giovanni erano rimasti ai piedi della croce.

Dopo la morte di Gesù, Giuseppe d'Arimatea si reca dal Governatore Romano Ponzio Pilato, che certo non era famoso per la sua clemenza poiché aveva represso molte rivolte con il sangue e con la violenza.

Giuseppe ha il coraggio di chiedere il corpo di Gesù e addirittura gli offre il sepolcro nuovo che lui aveva probabilmente fatto scavare e preparare per la sua famiglia.

Giuseppe d'Arimatea chiede al Governatore Romano il corpo di un condannato a morte, bestemmiatore, un rivoluzionario dei costumi e delle tradizioni del popolo ebraico. Anche lui però è ebreo e conosce bene le tradizioni del suo popolo, tuttavia riconosce in quel Gesù di Nazaret l'uomo atteso e annunciato dalle Scritture, il Messia.






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