en-Il Judo, come vero sistema educativo, nelle parole del Maestro Marco Coppola

31/07/2022
Il Maestro Marco Coppola ha praticato per molti anni della sua vita il Judo ed ha scoperto come quest'arte marziale è un vero e proprio sistema educativo che può arricchire chi lo pratica ma anche chi lo insegna. Questa passione traspare, infatti, guardando le sue lezioni, che mirano non solo a un aspetto fisico ma ad una formazione integrale dei suoi allievi.




di Francesco Domina©

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      Quando sentiamo parlare di arti marziali pensiamo subito a un sistema di autodifesa o qualcosa che abbia a che fare con la violenza o il mettere le mani addosso a qualcuno.

È proprio così che stanno le cose?

Fra tutte le discipline, le arti marziali che si possono contare nel mondo intero una fra queste parla invece di competizione che va a braccetto con l'amicizia e il rispetto dell'avversario.

Questo è il Judo!

Le arti marziali sono delle discipline legate ad un'idea di combattimento e contengono al loro interno svariate pratiche e tecniche che consentono di acquisire un notevole autocontrollo per raggiungere un considerevole beneficio a livello psicofisico. 

È per questo, quindi, che in svariate culture e religioni la pratica delle arti marziali permette al corpo umano di raggiungere il suo stato di purezza originario affinché possa ritrovare se stesso ed entri in comunione con l'assoluto.

Per comprendere meglio il significato del valore educativo del JUDO 

la Redazione di lettoriescrittori.it ha intervistato il  Maestro Marco Coppola (3° Dan - Coni, FIJLKAM), insegnante tecnico nel Dojo dell'Istituto G. Cusmano di Palermo.


Alle volte nella vita bisogna intraprendere un cammino dove non si conosce appieno il punto di arrivo. Incontrare una guida, un bravo maestro che ti aiuti a percorrere questa via, questo sentiero è davvero una fortuna.




Intervista


"Chi ha trovato un buon maestro ha fatto il suo cammino in buona compagnia".

(Antico proverbio)


    Con passo silenzioso, quasi per non disturbare, mi incammino lungo il corridoio per raggiungere la porta del Dojo, la sala con i tappeti che permettono di cadere al suolo senza farsi del male.

Sento già in lontananza la voce del maestro che impartisce le lezioni e insegna ai suoi allievi l'arte sottile del Judo, "la via della cedevolezza".


"Mannaggia al pistacchio, con la panna e con la fragola".

Con queste parole il Maestro Marco Coppola scherza e si intrattiene, grazie anche al suo senso dell'humor partenopeo, con alcuni dei suoi allievi, bambini del primo turno che vanno da circa 5 anni di età in su.

È difficile, si sa, impartire una disciplina come questa a bambini così piccoli, che non hanno ancora sviluppato una precisa coordinazione motoria.

Il Maestro, forte della sua grande esperienza, si muove sul tatami con una certa disinvoltura e rivolge ai suoi allievi parole precise ma anche battute esilaranti che catturano potentemente l'attenzione di questi pionieri del Judo: potremmo definirla un'autorevolezza impermeata di un sano e necessario umorismo.

Il Maestro, come un vero educatore, esorta un genitore che ha accompagnato il proprio figlio a rimanere per guardarlo.

"Rimanga a guardarlo, gli farà piacere", ha ribadito.

I bambini provano le cadute sul tatami: cadono e si rialzano in un susseguirsi circolare che li impegna in una vera e propria sfida con se stessi. Le cadute sono un po' come una metafora della vita!

Entro nella sala, cammino lateralmente per non calpestare la materassina, saluto con un cenno della mano e mi avvicino silenziosamente al Maestro, anche per non disturbare la sua lezione, per rivolgergli qualche domanda.


Dojo dell'Istituto G. Cusmano di Palermo



Maestro che cosa rappresentano veramente queste cadute e che significato hanno nella vita di ogni bambino?


Dal punto di vista tecnico le cadute sono un gesto fondamentale poiché in questa disciplina si eseguono le proiezioni al suolo del proprio compagno d'allenamento, sbilanciandolo e facendolo cadere.

Tuttavia, attraverso il controllo totale della presa, complice anche la materassina elastica (Tatami), si riesce a preservare l'incolumità del compagno.

Il giovane judoka, grazie ad un corretto allenamento, sarà in grado di cadere in tutte le direzioni preservando sempre la cosa più importante, ovvero la sua testa. Si pensi che attraverso il controllo della presa, l'impatto al suolo del proprio compagno di allenamento è di circa il 35% del suo peso totale.

La verità è che il piccolo atleta, attraverso la ripetizione continua di gesti come cadere e rialzarsi, salutare sempre, prima e dopo il confronto, e rispettare il compagno attraverso la presa, traduce tutto questo nella vita di ogni giorno. Cadere e rialzarsi si sa sono cose che nella vita servono di fronte alle diverse situazioni possibili: 

Non è forte chi non cade ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi sempre!



Che cos'è il Judo e chi lo ha inventato?


Tecnicamente, il judo, può essere definito come "un metodo di educazione fisica e mentale basato su una disciplina da combattimento di attacco e difesa a mani nude".

Questa meravigliosa arte marziale-sportiva, difatti disciplina olimpica, dalla valenza educativa straordinaria, specie per i bambini in età scolare ma anche per i ragazzi e gli adulti, fu fondata ad opera del M° Jigoro Kano (Mikage, Giappone 28 ottobre 1860 - Mar del Giappone, 4 maggio 1938), il quale estrapolò da un'antica arte marziale, denominata ju-jitsu, raffinando ed eliminando tutte le tecniche ritenute pericolose, il metodo Judo-Kodokan, che esprimeva attraverso l'ideogramma JU (cedevolezza, flessibilità) il concetto che la flessibilità controlla e vince la forza. Successivamente il judo si impose come prima arte praticata finanche davanti allo stesso Ju-Jitsu, come arte marziale nazionale giapponese.


Il  M° Jigoro Kano, fondatore del 柔道 jūdō
(foto: web)


Quando ha iniziato a praticare questa disciplina e come mai ha deciso di diventare un Maestro di Judo? Da dove è scaturita questa sua grande passione per questo sport o arte marziale?


Ho iniziato a praticare judo all'età di 6 anni, per opera di mia madre, che un giorno mi portò in un dojo famosissimo di Napoli, la mia città, nell'Associazione Polisportiva Partenope - Ente Morale - palestra di riferimento della città in quegli anni (1975), dove ho praticato judo a livello agonistico riuscendo ad affermarmi a livello nazionale per tantissimi anni. 

L'Ente morale, seguendo un'idea straordinaria, all'indomani del dopoguerra, ha dato la possibilità a tanta gente come me di poter praticare la cosiddetta "lotta giapponese".

Solo dopo aver abbandonato il mondo del "vincere ad ogni costo" ho scoperto la mia attitudine all'insegnamento, che spesso prescinde anche dalla competenza tecnica, che seppur importantissima non basta da sola per essere un buon insegnante tecnico. 

Il tutto è stato avvalorato dai complimenti dei genitori che mi osservavano facendo lezione ai loro ragazzi. A volte il maestro, se è un vero maestro, "riesce a realizzare quello che il genitore stesso non riesce a fare col proprio figlio, specie in età adolescenziale dove c'è il conflitto generazionale".

Il Maestro per il ragazzo diviene un simbolo, un riferimento. 

"Nessun bambino o ragazzo, anche il più difficile, rappresenta un ostacolo ed a volte se ne tira fuori un campione!".

La passione, quasi ossessiva, per qualcosa non scaturisce mai prima della conoscenza. Quando capii finalmente cosa questo sport mi dava, non solo dal punto di vista dell'autostima, ma anche in riferimento all'etica morale, mi sentii realizzato, felice, e man mano che andavo avanti, aumentarono tutti i miei interessi, compreso quello dell'attenzione a scuola. 

Ero diventato più diligente!

Tutto ciò ha prodotto in me il desiderio di voler trasmettere ai bambini quello che io avevo ricevuto dallo sport: un'esperienza di vita straordinaria, che mi ha migliorato in tutti gli ambiti. Gran parte di quello che sono oggi, il meglio di me, lo devo al Judo!



Che messaggio vuole trasmettere ai bambini, ai giovani attraverso l'insegnamento del Judo?


Beh, diciamo che il fondatore del judo, il M° Kano, ci ha lasciato uno strumento straordinario, che, oltre alla valenza educativa, diviene uno strumento di educazione fisica e mentale senza eguali. Si consideri che negli ultimi anni il Judo è stato considerato ufficialmente dall'UNESCO e dal CIO (comitato internazionale olimpico), a livello psicofisico, COME LO SPORT PIÙ COMPLETO AL MONDO perché se insegnato bene permette di cambiare i bambini, di cambiare la gente. L'obiettivo non è certamente quello di trasferire il concetto, come dicevo, di "vincere sempre e ad ogni costo", ma di dare ai giovani il sano e potente "Modello Sportivo", che riesce spesso a distoglierli da interessi a volte malsani. 



Dopo tanti anni che pratica il Judo quale emozione prova quando sale sul tatami e che cosa rappresenta ancora oggi per lei quest'arte marziale?


È sempre un'emozione per un insegnante tecnico avere la possibilità di trasferire i concetti appresi negli anni ai giovani atleti. 

Come in tutti gli sport, ma anche e soprattutto nel judo, quando si sale sul tatami si deve creare una complementarietà tra la famiglia e la scuola per contribuire seriamente allo sviluppo di una sana personalità nel giovane.

Il mio segreto per essere un buon maestro...

Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza di continuare ad Imparare.


Il maestro Marco segue  un allievo 
mentre compie delle capriole sui materassi


Oggi si parla spesso di crisi educativa. Quale contributo secondo lei può dare il Judo in questo processo di crescita e di educazione ai bambini e ai giovani che lo praticano?


Spesso i giovani si distraggono con interessi che non sempre sono sani, non per ultimo quello che li relega, in questa società odierna, nell'uso smodato di tutti gli strumenti elettronici, che li conducono ad una realtà distorta ed isolata, in una camera da gioco, allontanandoli persino dall'importantissimo contatto umano con i propri coetanei e non solo.

Nella disciplina del judo l'atleta impara attraverso il suo compagno d'allenamento, che diviene il suo strumento indispensabile. In questo modo si realizza un percorso di socializzazione veramente unico che mette tutti allo stesso livello, facendo in modo che le diverse culture e provenienze si integrino alla perfezione. In questi termini il judo diventa fondamentale anche sotto il profilo dell'integrazione sociale. Il termine judo, infatti, si traduce in "via della gentilezza", essere gentili, a disposizione del proprio compagno e degli altri. I due concetti fondamentali espressi dal suo fondatore, ossia "il miglior impiego dell'energia fisica e mentale" e " tutti insieme per il mutuo benessere", danno perfettamente l'idea del contributo immenso che il judo può portare ai bambini e ai giovani, ossia la trasmissione di valori importantissimi come rispetto, mutua amicizia, autostima ed autocontrollo, che oggi purtroppo troviamo sempre più difficilmente in svariati contesti sociali. 


Le cinture, schierate in fila,  
aspettano gli esami per essere consegnate ai bambini

Il maestro Marco, al centro, ritratto insieme ai suoi giovani allievi dopo gli esami per conseguire le cinture di graduazione (18/06/2022)


         Alle volte nella vita si fanno degli incontri che lasciano nel cuore un grande insegnamento e ci regalano una bella esperienza di vita.

È proprio quello che hanno fatto le parole del maestro Marco, scaturite dal cuore di una persona che ha fatto del Judo un vero e proprio sistema di vita.

Dopo aver ascoltato e annotato le risposte di questa intervista il maestro si è avvicinato a me e mi ha stretto la mano. L'ho ringraziato per le sue suggestive parole e dopo un attimo si è allontanato con passo silenzioso per riprendere il suo posto sul tatami, impartendo ai bambini i suggerimenti necessari per compiere correttamente le tecniche e le proiezioni che compongono questa nobile disciplina.

Prima di allontanarmi, per l'ultima volta, il mio sguardo si sofferma sull'immagine fissa su una parete del Dojo, che ritrae l'inventore del Judo, il maestro Jigoro Kano: mi guarda con aria austera ed esprime allo stesso tempo una serena fermezza degli ideali in cui ha creduto.

Esco dalla sala e affretto il passo nel lungo corridoio, mi dirigo giù per le scale e poi varco la soglia del portone per ritrovarmi di nuovo immerso nel caotico traffico cittadino.

In questa suggestiva giornata ho fatto una di quelle esperienze che portano con sé un significato profondo e lasciano nel cuore un piccolo segno. Ho visto il maestro preparare questi bambini come dei veri atleti, insegnando loro "la via della cedevolezza", il Judo, lontano però dalla ricerca di una pura aggressività e violenza. Anzi, il rispetto dell'avversario, il trattenerlo correttamente durante l'esecuzione delle varie tecniche affinché non cada in malo modo, denotano una grande maturità da parte dei bambini, o adulti, che svolgono queste tecniche di arti marziali. 

Nondimeno, grazie al grande impegno, pazienza, umorismo e autorevolezza del Maestro Marco, questi allievi raggiungono un'elevata preparazione sia a livello fisico che psichico.

È proprio per questi principi e questi valori che il Judo, come arte marziale, può essere praticata in qualsiasi età e da qualsiasi persona.

Esercitare quest'arte conferisce al judoka l'acquisizione di quei principi che potranno essere utili durante il corso della sua vita: cadere e rialzarsi; impegnarsi per raggiungere dei sani obiettivi; non arrendersi di fronte a delle sconfitte; essere consapevoli che nella vita alle volte si può vincere ma si può anche perdere poiché "così è la vita. Cadere sette volte e rialzarsi otto". (Proverbio giapponese)

E come ha ribadito il maestro Marco ai suoi allievi:

"Le cose che hanno un prezzo si comprano, le cose che hanno un valore si conquistano".




MARCO COPPOLA 


È nato a Milano il 27-06-1969. Dopo aver conseguito il Diploma di Perito Elettrotecnico si è iscritto alla Facoltà di Ingegneria. 

Ai Camp Nazionali 1995 FILPJ (ad oggi FIJLKAM) ha conseguito la  Cintura nera 1° DAN di Judo. Attualmente è ins. tecnico ALLENATORE Cintura nera 3° DAN judo.



Per approfondire:
 



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