San Martino di Tours: da cavaliere di Roma a cavaliere di Cristo.
"Come Cristo, sole di giustizia, squarcia le nubi, le tenebre del peccato e vince sul male, così il gesto di Martino commuove il cielo, le nubi si diradano e torna il sereno". (Francesco Domina)
La figura di Martino di Tours ha suscitato da sempre nell'immaginario collettivo un grande fascino. Il gesto del Cavaliere romano che taglia il mantello e lo divide in due parti è divenuto il simbolo iconografico della sua figura. Tuttavia, possiamo affermare di conoscere veramente la sua figura e le gesta della sua carità?
Sulpicio Severo, discepolo e biografo del Santo, in un suo scritto, ne traccia in un modo esemplare i lineamenti caratteristici della sua vita: "Vita di San Martino".
"Mai nessuno vide Martino adirato, né turbato, o afflitto, o in atto di ridere. Egli fu sempre uguale a se stesso, il viso splendente di una gioia per così dire celeste: sembrava estraneo alla natura umana.
Sulle sue labbra null'altro v'era che il nome di Cristo; nel suo cuore, nient'altro che amore, pace e misericordia". (Sulpicio Severo, Vita Martini)
Tomba di San Martino,cripta nella Basilica di San Martino a Tours
VITA DI MARTINO
Nascita e fanciullezza
Secondo le informazioni di Gregorio di Tours e gli ultimi studi di Elie Griffe e Jacques Fontaine, Martino nacque nel 316/17 a Sabaria, città fortificata, alla frontiera dell'Impero Romano d'occidente, centro importante della Pannonia inferiore (oggi Szambatkely). Suo padre era un tribuno militare che, per amore del dio della guerra Marte, chiamò suo figlio Martino, cioè piccolo Marte. La fanciullezza di Martino trascorse però in Italia, a Pavia, dove il padre era stato trasferito in una nuova guarnigione. Qui ricevette l'educazione tipica dei fanciulli romani, figli di militari, seguendo verosimilmente il corso regolare degli studi classici, «senza giungere tuttavia a quegli studi che noi chiameremmo superiori, perchè giovanissimo a 15 anni entrò nell'esercito». Ma già in quegli anni, forse proprio frequentando la scuola, Martino ebbe modo di conoscere il cristianesimo, venendo subito conquistato dal fascino di questa nuova religione dal volto umano eppur sublime, tanto che «a dieci anni, contro il volere dei genitori, si rifugiò in una chiesa e domandò di diventare catecumeno». I suoi genitori infatti erano pagani e il padre, come si desume dell'ostilità verso la condotta del figlio era tenacemente legato al culto dell'impero e ben deciso a determinare il futuro del figlio: sognava per lui una brillante carriera militare. Non era questo il desiderio di Martino che aspirava piuttosto al servizio di Dio, «sempre proteso verso le celle degli eremiti o verso la Chiesa». Tuttavia il suo animo buono accettò il volere del padre.
Il soldato e il cristiano
A quindici anni Martino prestò il solenne giuramento militare, giacchè ciò era previsto dalla legislazione vigente, riguardo ai figli dei veterani, ma ancor più perché forzato dall'autorità paterna. Entrò dunque, con il grado di circitor, nella militia aequestris, con doppio soldo, avendo anche la facoltà di tenere con sé uno schiavo. Martino trascorse tre anni nella militia prima di diventare cristiano comportandosi «come un candidato al Battesimo e come un ascoltatore non sordo ai precetti del Vangelo». Egli infatti trattava il suo schiavo come un fratello, era pieno di benignità, di pazienza verso i commilitoni, frugale, umile, integro dai vizi che solitamente avviluppano gli uomini d'armi. Martino era un giovane esemplare; si allenava dunque a divenire quel «soldato di Cristo» che solo più tardi compiutamente sarà, compiendo fin d'ora, da catecumeno, le opere proprie del cristiano: «soccorrere gli sventurati, nutrire i bisognosi, vestire gli ignudi»...
Continua: La vita di San Martino si trova da pagina 43 pagina 76.
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